Varie sul 'palo di tortura'
RISPOSTA A VARIE ACCUSE SUL "PALO DI TORTURA"
In premessa a questa pagina teniamo a ricordare che per i Testimoni di Geova la forma dello strumento sul quale fu inchiodato Gesù non ha nessuna importanza teologica e non influisce in nessun modo sulla loro adorazione. Per sincerarsene è sufficiente andare a visitare un loro luogo di culto, chiamato "Sala del Regno", e si potrà constatare che non solo non ci sono "pali" appesi sulle pareti, né illuminati da candele, né dietro cassette per le offerte. Non solo, non troverete nessun Testimone di Geova che si appende al collo un "palo" d’oro o d’argento per baciarlo o tenerlo stretto fra le mani mentre prega, né tanto meno vedrete usarlo come portafortuna o per scacciare il Diavolo. La ragione di questo disinteresse verso qualsiasi immagine religiosa di qualsiasi forma nasce, oltre che dal secondo Comandamento (eluso per ovvie ragioni dalla chiesa cattolica) anche dalle chiare parole di Gesù: "Dio è Spirito, e quelli che lo adorano devono adorarlo in spirito e verità" (Giov. 4:24, C.E.I.).
Diciamo questo per chiarire che sono altri, e non noi i Testimoni, ad avere un attaccamento particolare alla forma dello strumento di tortura di Gesù; sono in molti a pretendere che si tratti assolutamente di una "croce" nel senso attribuito oggi a questa parola (da ora in poi useremo questa parola soltanto con questo significato per non fare confusione). L’alone magico che circonda questa adorata forma di tortura del Signore Gesù ha portato a delle vere e proprie distorsioni gratuite sia della storia che delle Scritture, oltre che del linguaggio. Ci torna alla mente l’esempio del "segno" che avrebbe visto l'imperatore pagano Costantino, e la voce che avrebbe udito dire: "in questo segno vincerai" ("in hoc signo vinces"). In realtà Costantino avrebbe visto il "chi-rò", ovvero il simbolo delle lettere greche χρ sovrapposte, ma poi questo segno divenne la “croce”, perchθ "la Croce" doveva essere. E ancora, quale sarà il Segno del Figlio dell’Uomo che si vedrà in cielo quando verrà con i suoi santi angeli ? - (Matt. 24:30) Naturalmente "la Croce" dicono le note in calce delle Bibbie cattoliche!
Fra gli scrittori ispirati del N.T. uno solo era stato con certezza testimone oculare dell’esecuzione di Gesù, l'Apostolo Giovanni.
Giovanni nel suo vangelo non ritiene il caso di dilungarsi troppo a descrivere con precisione le modalità e gli oggetti del martirio di Cristo, evidentemente erano cose a lui tristemente note e classiche, "maledetto l’uomo appeso all' albero!" (C.E.I.) diceva la Legge e lui, ebreo, lo sapeva. (Deut 21:23; Gal. 3:13) Giovanni ritiene semplicemente di chiamare con il suo nome greco "stauros" l’oggetto sul quale il suo Signore fù inchiodato. Sul significato di "stauros" c’è questo sito ha una pagina ben documentata e non vogliamo aggiungere nulla in questa trattazione. Volevamo invece sottolineare che tipo di argomentazioni a loro sostegno portano gli irriducibili de "La Croce", per dimostrare la tesi alla quale tengono tanto.
PROVA ARCHEOLOGICA?
Abbiamo trovato un sito inglese in cui l'autore ritiene di aver dimostrato non solo che Gesù fu inchiodato su "la Croce", ma addirittura che i Testimoni di Geova si siano resi conto del loro errore, pur non volendo ammetterlo!
Che "prove" porta a sostegno questo signore?
Per documentare l'implicita ammissione d’errore da parte dei Testimoni si presenta l’immagine di una pagina dell’Appendice della Traduzione Interlineare del Regno, del 1969, con delle righe sottolineate.
nelle righe di destra si possono leggere le parole "il tempo e le ulteriori scoperte archeologiche potranno certificare questa tesi" , la tesi del "palo di tortura", ovviamente.
Poi mostra un’altra immagine dell’edizione del 1985, sempre della stessa Appendice e sottolinea che quelle parole non ci sono più.
L’autore della pagina chiede :"Cosa è successo nel frattempo che ha indotto i Testimoni di Geova a togliere mesti queste parole dal loro libro?! C’è forse stata una scoperta archeologica che ha deluso le aspettative dei Testimoni? Certamente! Ma solo secondo l'autore...
Di che scoperta archeologica parla questo "ricercatore"?
Si tratta del ritrovamento in Israele, avvenuto nel 1968, dei resti ossei di un uomo crocifisso nel 1° secolo. Cosa c’era di così eccezionale in questa scoperta?
Lo zelante "ricercatore" provvede anche la documentazione fotografica della prova che quell’uomo fu crocifisso con le braccia inchiodate aperte:
Ecco il piede del poveretto!
Il "ricercatore" non spiega perché ci fa vedere la foto di un piede con un chiodo conficcato per dimostrare che quell’uomo fu crocifisso con le braccia aperte, pazienza. Provvede comunque una citazione di un libro (Archaeological Commentary on the Bible) consistente in due righe che dicono :
" ..entrambi (i piedi?) erano trapassati da un singolo e grezzo chiodo di ferro. Le sue braccia aperte erano inchiodate proprio come si raffigura la crocifissione nelle immagini tradizionali …" (il corsivo è suo)
Poi in una nota a piè di pagina aggiunge un commento tratto sempre dallo stesso libro che afferma:
"…l’evidenza indica che l’uomo fu crocifisso con le gambe piegate da un lato e al ginocchio invece che con le gambe distese come viene raffigurata in genere la crocifissione..."
Il Commentario arriva a questa conclusione in quanto, come si vede dalla foto, che ora è utile, il chiodo è conficcato lateralmente al calcagno. Si deduce quindi che siccome è praticamente impossibile torcere il corpo disteso sulla "croce", allora le gambe furono sia unite che piegate da un lato in modo che un solo chiodo trapassasse i calcagni. Naturalmente, secondo il nostro "ricercatore", le braccia continuavano ad essere inchiodate aperte! Potete immaginare che tipo di posizione si otterrebbe?
C'è da chiedersi come mai il nostro "ricercatore", che tanto fa riferimento a questa scoperta, non sostiene che la giusta immagine di Gesù crocifisso debba essere con le gambe accovacciate al ginocchio e piegate da un lato!
Ma procediamo con calma e diamo un pò di ordine alle cose.
RISPOSTA
Forse l’autore di questa insinuazione è stato un pò frettoloso e non si è accorto che questa "sensazionale e chiarificatrice scoperta" non è avvenuta fra la prima pubblicazione dell’Interlineare (1969) e la seconda (1985) bensì nel 1968! Ma si tratta di una questione secondaria.
Per sapere come mai gli editori nella versione del 1985 non hanno più inserito quelle parole bisognerebbe chiederlo a loro. Per quel che possiamo immaginare, gli editori dell’Interlineare semplicemente non sono poi così ansiosi e in attesa di scoperte come invece lo è il nostro "ricercatore".
Ma entrando nel merito di ciò che questa scoperta rivela effettivamente, ci pare poco esauriente la citazione del Commentario biblico. Il nostro frettoloso "ricercatore" ha riportato due scarne righe del Commentario dove non si fa nessun riferimento alla scoperta da lui presentata. Così com’è citato può essere un commento fatto ad una bella statua. Supponiamo che questa mancanza è dovuta alla fretta del nostro "ricercatore" e ci fidiamo di lui, ammettendo che il Commentario si riferiva proprio a quella scoperta; non viene comunque spiegato che cosa di quella scoperta ha fatto concludere che il poveretto fu crocifisso con le braccia aperte. Neppure una lettera è pronunciata su questo. Dobbiamo supporre che se ci fossero stati argomenti seri e validi per sostenere quella tesi, il nostro "ricercatore" li avrebbe sicuramente aggiunti. Ma non ci sono. Rimane una libera affermazione a mezz’aria, e affermare una cosa non significa dimostrarla.
A questo punto non fidiamoci troppo di questo "ricercatore" e facciamoci una ricerca un pò più completa su questa scoperta così eclatante, di cui non ne avevamo mai sentito parlare.
Troviamo su Internet che quel poveretto si chiamava Jehohanan (dalle scritte in ceramica sull'ossario) e che la caratteristica più peculiare di questo ritrovamento è la presenza del chiodo ancora conficcato nel calcagno. Ciò era dovuto probabilmente al fatto che il chiodo una volta conficcato ed entrato nel legno abbia incontrato un nodo che ne ha curvato la punta; il chiodo era così curvato che non sono riusciti a toglierlo prima della sepoltura, ecco il motivo di questo insolvito ritrovamento. L'antropologo Joseph Zias (Amministratore dell'Istituto per la Antichità d'Israele) ha affermato che il condannato poteva essere stato inchiodato ad un albero, in tal caso albero d’ulivo dato che sul chiodo sono stati trovati frammenti di legno d’ulivo; quindi se era albero come mai il nostro "ricercatore" non ammette la possibilità che Gesù sia stato inchiodato ad un albero? Forse dirà che poteva essere "la Croce" fatta con legno d'ulivo, ma chi conosce i legni e gli alberi non può che considerare estrema questa possibilità: ve l'immaginate i soldati che impiegano ore e ore a raddrizzare il legno d'ulivo? O un industria di raddrizzamento di legni d'ulivo per fare "Croci"? Inoltre, sempre Zias, commenta il pessimo stato dello scheletro ritrovato al punto che il calcagno non è neppure in condizioni di ricevere un accurato esame antropologico. Mentre la presenza del chiodo al calcagno dimostra che quell'uomo sia stato inchiodato ai piedi "non c’era nessuna evidenza che al condannato gli siano state inchiodate anche le mani perchè non ci sono ferite negli avambracci! Da questo si ritiene che probabilmente le braccia gli furono legate". - (J. Zias and E. Sekeles, 1985, "The Crucified Man from Giv'at ha-Mivtar: A Reappraisal", Israel Expoloration Journal 35:22-27) Notate il neretto su "A Reappraisal" cioè "Una Rivalutazione": è chiaro che le prime impressioni non sono sempre quelle giuste. Il nostro "ricercatore" invece affermava con il suo Commentario che le braccia erano "inchiodate aperte" ricordate?
E’ vero che nella ricostruzione di Zias il condannato viene raffigurato con le braccia legate su una traversa posta sul palo, ma siccome volevamo sapere in base a che cosa si può dedurre una simile ricostruzione, abbiamo cercato e trovato l’antropologo Joseph Zias e chiedendogli: "esistono evidenze di qualche tipo per determinare la posizione delle braccia? Se erano legate aperte o sopra la testa o dietro o a testa in giù?". La sua risposta? "No. Su questo nessuna evidenza di sorta. La nostra ricostruzione sulla maniera in cui le mani sono legate è puramente ipotetica. Le braccia potevano essere legate in qualsiasi modo."
Pensiamo di essere stati abbastanza esaurienti.
Zias ricorda anche che non c’era un solo modo di inchiodare i condannati o i ribelli; la modalità dipendeva dalla fantasia dei soldati e dalle circostanze, ad esempio Giuseppe Flavio narra nelle Guerre Giudaiche che alla distruzione di Gerusalemme nel 70 d.C. i soldati romani "..fuori di sè dall'ira si divertivano a inchiodare i prigionieri in svariate posizioni...". Comunque, dice è logico ritenere che in genere i soldati abbiano usato le maniere più semplici e veloci cioè inchiodare l’uomo ad un albero. Cita il Rotolo del Tempio trovato nelle grotte di Qumran che parla proprio dell’essere "appesi all’albero".
Insomma, per quel che di certo si sa di questa scoperta non si può neanche escludere che l’uomo trovato nel 1968 sia stato inchiodato per i piedi ad un ramo d'albero d'ulivo a testa in giù, altro che braccia inchiodate aperte! Giudicate da soli la serietà e l'imparzialità delle prove riportate.
DOCUMENTI "MANIPOLATI"?
Un altra frequente accusa proveniente da un sito cattolico è che i testimoni di Geova "manipolano" le citazioni documentali che riportano nelle loro pubblicazioni e ciò al fine di dare parvenza d'autorità alla loro tesi. Ma è davvero cosi?
Iniziamo a determinare cosa significa "manipolare". Il Dizionario Italiano di Sabatini&Coletti (ed. Giunti) dice:
"...alterare, contraffare, adulterare un prodotto. In senso fig. falsificare dati e notizie ... m. le elezioni".
L'accusa quindi è grave. Evidentemente mira a minare la fiducia dei lettori delle pubblicazioni dei Testimoni di Geova. Se l'accusa però si rivelasse falsa il suo autore si identificherebbe da solo come il vero manipolatore, oltre che callunniatore!
Quali sono le prove che adduce l'autore di questa accusa?
Il sito cattolico afferma:
" A leggere la citazione fatta dalla TNM, come vediamo, se ne deduce che questo scrittore concorda con loro. Infatti scrivono: "Un simile strumento di tortura è illustrato da Giusto Lipsio (1547-1606) nel suo libro De cruce libri tres, Anversa, 1629, p. 19. La fotografia della crux simplex in quesa pagina è stata prodotta dal suo libro. "
Ciò che invece la bibbia geovista tace e che in reltà l'autore cinquecentesco dice espressamente che Gesù è morto su una croce (De cruce, pag. 1168, 3° vol.). A pag. 661 (2° volume) dell'opera di Giusto Lipsio, c'è anche il disegno di Gesù messo in croce:
Dunque, come si vede, la bibbia geovista ha inteso far dire a Giusto Lipsio l'esatto contrario di ciò che invece egli sosteneva.
Secondo l'accusa, inoltre, la scelta di una pubblicazione così antica è molto scaltra in quanto difficilmente reperibile e verificabile.
RISPOSTA
L'Appendice 5C è interamente dedicata al significato di "stauros" nel NT. Dato che molti non disporranno di una copia della TNM con riferimenti mi sento costretto a riportare l'intera appendice fino alla citazione di Lipsio, il contesto che precede immediatamente la citazione di Lipsio è sia in corsivo che sottolineato in quanto presenta la citazione di Lipsio.
Gr.
staur¬V (stauròs); lat. crux
"Palo di tortura" è usato in Mt 27:40 in relazione all’esecuzione capitale di Gesù sul Calvario, o Luogo del Teschio. Non c’è nessuna prova che qui la parola greca stauròs significasse una croce come quella che i pagani usavano come simbolo religioso già molti secoli avanti Cristo. Nel greco classico la parola stauròs significava semplicemente un palo verticale, come quelli usati per le fondamenta. Il verbo stauròo significava recintare con pali, o fare una palizzata. Gli ispirati scrittori delle Scritture Greche Cristiane scrissero nel greco comune (koinè) e usarono la parola stauròs con lo stesso significato del greco classico, quello cioè di palo semplice, senza alcuna specie di braccio trasversale incrociato in alcun modo. Non c’è nessuna prova del contrario. Gli apostoli Pietro e Paolo usarono anche la parola xylon per riferirsi allo strumento di tortura sul quale fu inchiodato Gesù, e ciò dimostra che era un palo verticale senza braccio trasversale, poiché questo è ciò che significa xylon in questa particolare accezione. (At 5:30; 10:39; 13:29; Gal 3:13; 1Pt 2:24) Nei LXX troviamo xylon in Esd 6:11 (2 Esdra 6:11), dove se ne parla come di una trave a cui il violatore della legge doveva essere appeso, come in At 5:30; 10:39. Riguardo al significato di stauròs, W. E. Vine, nella sua opera An Expository Dictionary of New Testament Words (ristampa del 1966), vol. I, p. 256, dichiara: "STAUROS (staur¬V) indica principalmente un’asta o palo diritto, sul quale i malfattori venivano inchiodati per l’esecuzione. Sia il sostantivo che il verbo stauroo, fissare a un’asta o palo, in origine vanno distinti dalla forma ecclesiastica di una croce a due bracci. La forma di quest’ultima ebbe origine nell’antica Caldea, ed era usata come simbolo del dio Tammuz (essendo a forma del mistico Tau, iniziale del suo nome) in quel paese e nei paesi limitrofi, incluso l’Egitto. Verso la metà del III secolo d.C. le chiese si erano ormai dipartite da certe dottrine della fede cristiana o le avevano travisate. Per accrescere il prestigio dei sistemi ecclesiastici apostati, i pagani erano ricevuti nelle chiese indipendentemente dalla rigenerazione per mezzo della fede ed era largamente permesso loro di ritenere i loro segni e simboli pagani. Perciò il Tau o T, nella sua forma più frequente, con il pezzo in croce abbassato, fu adottato come simbolo della croce di Cristo".
Il dizionario latino di Lewis e Short dà come significato basilare di crux "albero, forca o altro strumento di legno per l’esecuzione capitale, su cui erano messi al palo o appesi i criminali". Negli scritti di Livio, storico romano del I secolo a.E.V., crux significa un palo semplice. "Croce" è solo un significato posteriore di crux. Un palo semplice per mettere al palo un criminale era chiamato in latino crux simplex. Un simile strumento di tortura è illustrato da Giusto Lipsio (1547-1606) nel suo libro De cruce libri tres, Anversa, 1629, p. 19. La fotografia della crux simplex in questa pagina è stata riprodotta dal suo libro.(segue foto)
Dopo la foto non si fa più parola di Lipsio.
Secondo l'accusa ciò che è stato scritto quì sopra ha l'obbiettivo di far credere che G. Lipsio credeva nel "palo" e non nella "croce"! Vi sembra un ragionamento sano? E' evidente a chiunque che la citazione di Lipsio ha il solo scopo di mostrare una documentazione fotografica secondo la quale la crux siplex di cui si parlava nel paragrafo era fatta nella maniera raffigurata e la citazione di uno studioso del '500 era del tutto appropriata. Solo la malizia gratuita del sito cattolico, o meglio del suo autore, poteva inventare una manipolazione che invece ha lui solo nella sua mente . Secondo questo signore non si può citare una fonte o uno studioso se non si è d'accordo con tutte le convinzioni dello studioso! Vi sembra un ragionamento sensato?
Se così fosse anche l'Apostolo Paolo potrebbe essere accusato di manipolazione fraudolenta di fonti storiche! Sì, perché se leggiamo ad esempio Atti 17:28 mentre insegna chi è il vero Dio ai pagani e politeisti ateniesi, fa una citazione dotta:
" Poiché mediante lui abbiamo la vita e ci muoviamo ed esistiamo, come anche certi poeti fra voi hanno detto: ‘Poiché siamo pure sua progenie …"
Chi stava citando l'Apostolo? Niente popodimeno che Arato di Soli e Cleante di Asso, più precisamente la citazione è tratta dai Fenomeni, di Arato, e dall’Inno a Zeus, di Cleante. Avete letto bene. Paolo cita parole concepite per Zeus e per i falsi dei greci e la applica al solo vero Dio che lui stava annunciando agli ateniesi. Così avrebbe fatto più colpo sugli ateniesi! Che furbacchione! Chissà se il nostro investigatore metterà nel suo sito le "manipolazioni" di Paolo....
Il sito di cui abbiamo già parlato continua:
Per avvalorare con "prove certe" il palo di tortura al quale fu appeso Cristo, il Consiglio Direttivo, nel loro libretto Ragioniamo facendo uso delle Scritture (Roma, 1985), cita il famoso Dizionario illustrato Greco Italiano di Liddell-Scott (Ed. Le Monnier, Firenze 1975), che è senz'altro il più autorevole dizionario di greco e il più diffuso al mondo. Ecco cosa si dice nella pubblicazione geovista, e riportiamo lettera per lettera il brano, senza omettere una virgola:
"Che dire dello strumento usato per metter a morte il Figlio di Dio? E' interessante che la Bibbia usa anche il termine xylon per identificare lo strumento usato. Il Dizionario illustrato greco-italiano di Liddell e Scott ne dà questa definizione: "Legno tagliato e pronto per l'uso, sia legna da ardere, sia legname da costruzione, ... pezzo di legno, tronco, trave, palo, ...bastone, clava, randello, ...trave a cui erano legati i malfattori. (Le Monnier, 1975)" (Ragioniamo..., pag. 85).
Quindi, il famoso dizionario di greco di Liddell e Scott sembra che dia ragione ai Testimoni di Geova, con buona pace delle traduzioni cattoliche e di tutte le bibbie che traducono xylon con croce e di tutta la cristianità che per millenni avrebbe adorato una falsa croce! (la sottolineatura è mia)
Per testare questa sua lealtà , fedeltà e autorità permettiamoci di verificare se il dizionario in causa è stato citato correttamente. Cerchiamo la parola greca xylon. La troviamo a pag. 875 e, come sempre, la riportiamo integralmente:
« xylon: legno tagliato e pronto per l'uso, sia legna da ardere, sia legname da costruzione, (Omero); legname per navi, (Esiodo); (Tucidide) 1. al sing. pezzo di legno, tronco, trave, palo (Omero)/Bastoneche serve da posatoio per gli uccelli (Aristofane)(lezione incerta)/bastone, clava, randello, (Erodoto, Aristofane). 2.Collare di legno messo al collo del prigioniero, Cogna (Aristofane); anche ceppi, per i piedi, (Erodoto, Aristofane); 3. Asse o Trave a cui venivano legati i malfattori, la Croce (Nuovo Testamento) 4. Tavolo o banco da cambiavalute (Demostene)». (LIDDELL-SCOTT, Dizionaro illustrato..., p. 875).
A questo punto la pagina del sito riporta un carteggio privato tra la casa editrice Le Monnier e la sede italiana dei Testimoni di Geova. Non sono in grado di verificare la veridicità del carteggio in quanto non lo dispongo neppure in fotocopia ma prendiamolo in considerazione nelle parti sostanziali.
Le Monnier protesta per la non citazione nel libro "Ragioniamo.." dell'accezione "la Croce" sotto l'esponente
xylon che la farebbe apparire come sostenitrice della tesi teologica dei Testimoni e chiede pertanto una "non equivoca dichiarazione riparatoria" da parte della loro Società editrice. La risposta dell'ufficio dei Testimoni di Geova non si fa attendere e respinge l'accusa di scorrettezza della citazione con questi argomenti:1) la prassi consolidata nel mondo editoriale di citare una qualsiasi opera in quelle parti ritenute pertinenti al soggetto, 2) la totale aderenza alla legge vigente in materia di citazioni e 3) la natura chiaramente interpretativa dell'accezione "la Croce". Inoltre si rileva come Le Monnier si lamenta solo della non menzione dell' accezione "la Croce" benché anche altre non siano state menzionate (a questo riguardo è sufficiente rivedere i brani più in alto), infine si sospetta che questa rimostranza non sia motivata tanto da ragioni scientifiche-professionali ma da altre "pressioni esterne".
RISPOSTA
Ribadiamo il fatto che non disponiamo di questo carteggio ma vorremmo commentare comunque la versione pubblicata dalla pagina. E' un caso più unico che raro che un Dizionario lamenti la non citazione di una particolare definizione di un termine che contiene! Nella nostra non lunghissima vita abbiamo letto infinite citazioni di dizionari su altri libri ed era evidente che la citazione era parziale in quanto l'autore della citazione vuole mettere in risalto una particolare definizione senza con questo negare le altre. Per fare un esempio, in questa stessa pagina all'inizio citiamo il Dizionario di Sabatini&Coletti per spiegare cosa significa "manipolare", ma non abbiamo riportato tutte le accezioni possibili bensì solo quella che volevamo mettere in risalto. Ci dovremmo aspettare anche noi una lettera dalla casa editrice Giunti? Francamente chi ha fatto una magra figura professionale è, a nostro parere, proprio la Le Monnier! Inoltre l'argomento sulla natura interpretativa di "la Croce" è particolarmente degna di considerazione. Il soggetto di cui stiamo discutendo è proprio la forma estetica di xylon in relazione allo strumento di tortura di Gesù. Non essendoci prove certe sulla forma del xylon su cui è stato inchiodato Gesù, se no non staremmo qui a parlarne, la presenza di "la Croce" nel dizionario è al di fuori di ogni dubbio una accezione interpretativa, che non lascia sgomenti nessuno solo perché entrata da secoli nell'uso comune. Ma per fare un esempio, sarebbe come se all'esponente "christianòs" (cristiano) sul Liddle Scott ci fosse anche la definizione di "essere umano", giacché oggi molti usano il termine cristiano in questo senso; tuttavia cosa ha a che vedere con il termine greco del 1° sec.? Oppure all'esponente "theòs" potrebbe comparire "il Dio trino del cristianesimo" ecc.. Perciò riteniamo che la presenza di "la Croce" nell'esponente xylon è una stonatura vera e propria in quanto introduce un passaggio semantico che non è pertinenza del dizionario in questione, a meno che non fosse corredato da una nota esplicativa. Comunque sia, l'importanza dell'inclusione o meno di "la Croce" nella citazione del libro "Ragioniamo" è così insignificante che nell'edizione del 1985 è stata inclusa senza che ne derivasse nessuna differenza in quanto all'efficacia della trattazione del soggetto. Infatti nel sito cattolico si parla più del carteggio che di altre argomentazioni. A proposito del carteggio in se stesso, il fatto che questo sia indiscutibilmente privato tra Le Monnier ed la Società editrice WT, ma venga nondimeno ostentato in siti amministrati da oppositori dei Testimoni, la dice lunga sulle "connivenze esterne" della Le Monnier! Ricordiamo infine che chi ha mosso questa accusa è anche l'autore della citazione dell'Appendice della TNM su G. Lipsio. Vi è sembrata una citazione onesta?
ALTRI ARGOMENTI "STORICI"
Lo stesso autore delle ultime trattazioni si cimenta in presunte argomentazioni storiche, che dimostrerebbero la tesi de "la Croce". Si arriva ad affermare che, siccome ignorano queste chiarissime (a suo parere) documentazioni, i Testimoni di Geova tradiscono in effetti una notevole ignoranza in materia...
Vediamo quali sono queste "prove storiche" de "la Croce":
"Questo ragionamento che fanno i TdG e' molto approssimativo, debole e, comunque, dimostrano poca preparazione storica. Quando, infatti, la Palestina era occupata dai Seleucidi, dei quali era re il crudele Antioco IV Epifane (II sec. a.C), nelle Antichita' giudaiche scritte da Giuseppe Flavio (storico giudeo del II sec. d. C.), si legge quanto segue a proposito dei giudei che si opponevano ad Antioco Epifane:
[Alcuni giudei] erano percossi con flagelli, mutilati i loro corpi, mentre ancora erano arsi vivi e respiravano, venivano crocifissi mentre, le loro mogli... (Libro XII, cap. V, 4) (sottolineatura mia)
Ecco dunque una testimonianza storica che la crocifissione era in uso in Palestina già 167 anni prima della crocifissione di Cristo. Ma sempre Giuseppe Flavio ci dice che anche ottanta anni prima di Cristo, in Palestina era stata eseguita un'altra esecuzione di massa ad opera di Alessandro Ianneo (103-76 a.C.)
...ordinò che fossero crocifissi circa 800 Giudei . (Libro XIII, cap. XIV, 2) (sottolineatura mia)
Rimaniamo sinceramente allibiti dal ragionamento che fa l'autore di queste "prove storiche". Da cio' comprendiamo anche come la non menzione di "la Croce" nella citazione del Liddle Scott lo abbia sconvolto tanto. Questo signore non si rende conto dell'errore che fa nell'attribuire alla parola "crocifissione" il peculiare significato semantico di cui egli è portatore. E' del tutto pacifico che Giuseppe Flavio abbia usato "stauromenos" per indicare l'azione di inchiodare i giudei sullo "stauros". Ma così come non è stauros che viene da stauromenos bensì il contrario, "croce" non viene da "crocifiggere" ma il viceversa. Solo definendo chiaramente cosa è stauros si può dare il giusto senso a stauromenos. Ci sembra un problema elementare. Ma cosa è stauros? Questo è l'oggetto del dibattito. Se stauros viene tradotto "palo di tortura", come credono i Testimoni di Geova, allora stauromeni va tradotto "appesi al palo di tortura". Il fatto che le moderne traduzioni dei libri di Giuseppe Flavio traducono i termini secondo il moderno significato semantico che hanno, ciò non fa diventare stauros "la Croce"! Ma, dal discorso che il nostro investigatore ha fatto, dubitiamo sinceramente che possa comprendere le nostre logiche affermazioni.
ALTRE TESTIMONIANZE ARCHEOLOGICHE ?
1)
Quest'immagine raffigura il graffito del Palatino a Roma, risalente al II sec. D.C. E' una testimonianza molto preziosa sul fatto che i primi cristiani non solo sapevano che Gesu' era stato crocifisso su una croce, ma lo adoravano come Dio. E' infatti un graffito fatto dagli schernitori dei primi cristiani che li criticavano e li accusavano di adorare un crocifisso come Dio. Nel graffito, Cristo e' rappresentato sotto le sembianze di un asino, con l'intento di prendere in giro i primi cristiani che affermavano che Cristo era Dio. La scritta, in greco, dice: "Alessameno adora Dio" .
Le cose stanno veramente cosi'?
Anche questo investigatore è un po frettoloso. Questo abbozzo malfatto non può essere presentato come prova né che Gesù fù messo su "la Croce" né tanto meno che i cristiani adoravano "la Croce". Si può ben vedere che la T è disegnata sopra la figura e non dietro, questo probabilmente perché è stata aggiunta in un secondo tempo. Inoltre la testa d'animale assomiglia più a quella di uno sciacallo che a quella di un asino (basta vedere le orecchie!). Vale la pena ricordare che in Egitto si adorava una divinità con corpo umano e testa di sciacallo detta Anubis. Cosa possa significare lo schizzo raffigurato sopra è suscettibile di molte interpretazioni. E' comprensibile che una di queste sia quella voluta dai sostenitori de "la Croce". Ma, onestamente, una simile "prova" non sostiene nulla. Piuttosto, possibile che i primi cristiani, se è vero che adoravano "la Croce" come sostiene la tesi di sopra, non hanno lasciato nessuna traccia seria sotto forma di icone nei primi 300 anni di cristianesimo? La realtà è un altra: non ci sono da nessuna parte immagini di "la Croce" né nelle catacombe né in nessun altro luogo frequentato dai primi cristiani semplicemente perché i primi cristiani non adoravano nessuna "Croce" ma il solo vero Dio e Padre di Gesù Cristo, Geova (Giovanni 20:17).
Trattiamo ora l'ultima "prova archeologica".
2)
Questa foto invece riproduce una croce scoperta a Ercolano nel 1937 e risalente al 79 d.C.; il direttore degli scavi, prof. Maiuri e altri archeologi affermarono che si tratta di una croce cristiana. Si vede inoltre un inginocchiatoio, segno che gli abitanti di questa casa pregavano dinanzi la croce. Questa testimonianza archeologica e' interessante perché conferma che già dopo 10 anni dalla morte e resurrezione di Cristo, il cristianesimo era arrivato qui per la predicazione di S. Paolo nella vicina Pozzuoli (Atti 28,13-14). Trent'anni dopo si sa come queste città vennero distrutte da una grande eruzione del Vesuvio.
Nel osservare l'immagine qui sopra bisogna chiedersi se la guardiamo con gli occhi del XXI secolo o con quelli del I°. Ad un attento esame (impossibile da questa foto) del segno che assomiglia ad una "Croce" non è affatto chiaro che si tratti di un segno unico ma, piuttosto, di una sovrapposizione di segni diversi. Se così fosse, anche quello che sembra un inginocchiatoio cattolico in anticipo sui tempi ecco che diventa un'altra cosa. Spesso in questi ritrovamenti gioca tanto il fattore psicologico e si vede ciò che in effetti si vuole vedere. Accade spesso anche nel caso dei ricercatori di prove sugli "anelli mancanti" dell'evoluzione. Siccome sono "mancanti" allora bisogna trovarli! E così che i molari diventano vertebre e lo scheletro di un ratto un prototipo di cavallo…
Dal punto di vista archeologico è del tutto assodato che il simbolo de "la Croce" come oggetto di adorazione dei cristiani appare non prima del IV°/V° sec. d.c. come testimonia Graydon F. Snyder:
"
3)
Lo stesso sito italiano che ha prodotto questo genere di "prove" alla fine non resiste alla tentazione di metterci anche quella del ritrovamento dello scheletro del 1968. Notate le affermazioni che fa su quelle ossa:" Gli studi su questo ritrovamento dimostrano come il giovane sia stato crocifisso con due chiodi conficcati negli avambracci e gli archeologi (non cristiani, da precisare) sono concordi nell'affermare che il giovane sia stato crocifisso. Dunque, oltre al testo dei Vangeli, esiste una testimonianza certa e inoppugnabile che dimostra come la crocifissione era in uso proprio a Gerusalemme ai tempi di Gesù." (sottolineature mie)
RISPOSTA
Oltre all'ormai reiterato equivoco semantico sulla parola "crocifisso", l'autore frettoloso del sito afferma con sicurezza che il giovane abbia avuto gli avambracci trafitti da due chiodi. Benché questa era l'opinione iniziale del primo studioso (frettoloso anche lui) la rivalutazione fatta da Zias e Sekeles escludono segni di chiodi alle braccia. Lo studio più completo del caso è disponibile già dal 1985, quindi l'autore di questa pagina pubblicata il 9 Febbraio 2001, evidentemente non si aggiorna oppure non ha interesse a farlo.
Tralasciamo le altre "curiosità geoviste" che quel sito pubblica, degne unicamente del pubblico ignaro e spesso poco competente od obiettivo di Radio Maria.
CONCLUSIONE
Tutta questa ricerca non è stata fatta perché i Testimoni di Geova considerano una questione "vitale" il fatto che Gesù fu inchiodato su un "palo di tortura". La faccenda è semmai di importanza vitale per la Cristianità. Ricordate le parole del cattolico devoto che ho riportato poco sopra?
"..tutta la cristianità che per millenni avrebbe adorato una falsa croce!"
Ecco la questione che piu' preme ai critici. Avrebbero per 1,5 millenni adorato una falsa croce ed invitato milioni di persone a fare lo stesso. E' interessante anche il lapsus Freudiano nel aver scritto adorato al posto del più prudente venerato. Quando si contesta loro che adorare le immagini, secondo la Bibbia, è idolatria, si viene subito corretti "... no, non è così, questa è venerazione, non adorazione, è diverso...", ma talvolta la fretta e la foga fanno venire fuori ciò che si ha veramente in cuore.